di Rupert Furneaux
Nel dodicesimo secolo, l'Inghilterra e la Francia furono inondate improvvisamente, e senza nessuna ragione evidente, da leggende su un mitico re Artù, fondatore di un ordine cavalleresco. I suoi cavalieri andavano in cerca del Santo Graal. Artù sposò la sua amata e costruì il suo palazzo a Camelot. Tradito e ferito a morte in battaglia, è sepolto a Glastonbury. Questo è l'Artù leggendario frutto dell'era della cavalleria, di cui ne esprimeva gli ideali di coraggio, virtù e amore cortese.Il vero Artù sembra sia stato un generale britannico che combatté gli invasori sassoni verso il 500 d.C. Vinse grandi battaglie, culminate nella vittoria a Badon. Il suo grande merito fu di ritardare la conquista degli incolti sassoni, dando quindi loro il tempo di diventare più civilizzati, e permettendo ai suoi compaesani celti di ritirarsi nei rifugi del Galles e della Cornovaglia e di sopravvivere come entità razziale. Lui stesso era probabilmente un bretone romanizzato, forse di discendenza mista, colto, istruito ed esperto nelle tecniche militari romane.
La Britannia per quattrocento anni era stata una provincia romana, difesa dalle legioni. Ma dopo il sacco di Roma a opera dei goti nel 410, queste vennero ritirate dai confini. L'Alto Medioevo era cominciato. La Britannia cadde in mano di una serie di re da operetta, troppo deboli per resistere alle orde di sassoni, angli e juti che dilagavano da una parte all'altra del Mare del Nord. Nel 465, avevano invaso il Kent e si erano stabiliti a est della linea che va dal fiume Humber a nord alla città di Southampton, sulla Manica, dirigendosi poi verso ovest, depredando e saccheggiando. Si pensa che i re celtici abbiano posto Artù al comando delle loro forze congiunte. E’ possibile che Artù abbia formato un corpo di cavalieri muniti di armatura, alcuni dei quali erano forse figli o nipoti di legionari sposatisi e stabilitisi in Britannia.Il primo riferimento ad Artù è dovuto al cronista Nennio, morto nell'811. Descrivendo la conquista sassone, ci tramanda: «Allora Artù combatté in quei giorni contro di loro, insieme con i re della Britannia». Nennio procede poi a elencare le battaglie di Artù, di cui la dodicesima fu quella del Monte Badon «dove in un sol giorno caddero novecentosessanta uomini».
Nessuna delle località in cui avvennero le battaglie è stata identificata con sicurezza. Quella del Monte Badon è stata situata a Badbury Rings, nel Dorset, nel Badbury Camp, nel Berkshire, e a Badbury presso Liddington Castle nel Wiltshire, e a volte è datata 499, altre 518.Tuttavia, il tentativo d'identificazione dei luoghi di battaglia suggerisce che Artù percorse tutta la Britannia e che potrebbe aver condotto delle campagne anche in Scozia, usando la sua mobilità per ricacciare indietro i sassoni. I suoi soldati montavano forse dei cavalli neri, un incrocio tra i nativi ponies e i più grossi cavalli neri di Frisia lasciati dai romani. Questa possibilità portò alcuni studiosi a formulare l'ipotesi, nel 1971, che il nome «The Black Horse» tipico delle locande di certe zone, riecheggi le scene delle grandi vittorie di Artù, i cui uomini sui cavalli neri sarebbero diventati cosi tipici della leggenda da essere ricordati nelle insegne dei pubs. S. G. Wildman presenta questa teoria con logica persuasiva. Cionondimeno, può darsi che questa sia una delle tesi più erronee della storia.Non c'è niente che lega definitivamente Artù con un luogo chiamato Camelot. E si suppone che il posto sia stato inventato dai poeti del dodicesimo secolo per fornire ad Artù un palazzo degno di un re.
Oppure deriva da una tradizione locale, come il cronista John Leland affermò di aver fatto nel 1542? Mentre visitava la contea di Somerset, apprese che la collina presso il villaggio di South Cadbury veniva chiamata «Camalat» e che Artù «iv Howell propose agli archeologi di usare uno strumento da lui stesso progettato per individuare oggetti metallici e fratture nella roccia sotto la superficie. Questo «banjo», come venne chiamato per la sua forma, comprendeva un'asta con un trasmettitore radio da una parte e un ricevitore dall'altra.Le prove dimostrarono che era sensibile ai metalli e che il suo uso non richiedeva esperienza qualificata. Con esso, gli archeologici poterono sviluppare una rete di rilevazioni che sveltì molto il lavoro. Inoltre il laboratorio di archeologia di Oxford fornì una serie di formidabili apparecchiature elettroniche, tra cui lo sperimentatissimo magnetometro a protoni, altamente sensibile alle anomalie geofisiche. I primi scavi di prova e i risultati ottenuti con questi strumenti incoraggiarono gli archeologi a concentrarsi su due aree, sui bastioni della parte orientale della collina e sulla sommità del plateau, dove i solchi dei pilastri erano traccia di grandi edifici.L'esplorazione intorno all'ingresso sud-occidentale degli antichi bastioni mostrò diversi stati cronologicamente successivi.
Nello strato superiore c'era la massiccia facciata di un bastione e una porta di massiccia pietra intonacata. Le monete, le ceramiche e lo stile della costruzione indicavano che si trattava di un baluardo, spesso 3,6-6 metri costruito dai sassoni durante il regno di re Etelredo lo Sconsigliato, che aveva usato la collina come zecca. La data dell'edificio venne collocata intorno all'800-900. In uno strato più profondo e più antico fu rinvenuta una fossa contenente le ossa di trenta uomini, donne e bambini ammucchiati assieme. Nelle vicinanze venne alla luce un ammasso di proiettili per fionda, di monete romane e la cerniera di una corazza romana. Ancora più in basso correva un'antica strada acciottolata, con impronte di piedi e solchi di carri. Dalle armi e dalle ceramiche bruciate si può far risalire il massacro al primo secolo d.C., nel decennio delle conquiste romane, quando il generale Vespasiano conquistò più di venti fortificazioni collinari britanniche.
Gli antichi britanni erano morti difendendo Cadbury. I romani, per evitare la rifortificazione della collina, avevano distrutto le antiche fortificazioni celtiche, il fossato e il terrapieno che risaliva ai tempi neolitici.Queste scoperte mostravano che la fortificazione della collina era stata distrutta nel 50 d.C. circa e ricostruita dai sassoni dopo la loro conquista del territorio intorno al 550. Tra questi strati - quello preromano e quello sassone - gli archeologi trovarono una massa caotica di terra e pietre accatastate, separate dal periodo preromano da uno spesso strato di terra e dal periodo sassone da uno strato più sottile. Questo «banco pietroso», come è stato definito, è formato tra l'altro da quattro corsi di pietra, uno sull'altro, sui quali si trova un bastione in terra sormontato da un riparo difensivo in legno. La fortificazione era stata costruita nella maniera celtica, ma per 400 anni la collina non era stata abitata dai celti.
Qualcuno aveva rifortificato la collina tra il 450 e il 550, nel periodo dell'avanzata verso ovest dei sassoni.Alcuni indizi derivati da altre parti della collina lasciano intravedere che la fortezza di Cadbury Hill era stata ricostruita per un grande condottiero militare, e che era diventata un insediamento importante e florido.I solchi delle travi portanti rivelano i contorni di una costruzione lunga 19 metri per 10, situata nella posizione dominante in cima alla collina. Poteva forse essere la casa e la sede dei banchetti del capo? Alcuni frammenti di ceramiche datano l'edificio al periodo arturiano. Pur potendo lavorare solo sulle fondamenta, gli archeologi hanno ricostruito l'edificio come una struttura di canniccio ricoperto di argilla e fango tenuta insieme da una intelaiatura in legno e con il tetto di paglia. In ognuno dei lunghi muri si aprivano delle porte. Probabilmente, c'era un focolare centrale aperto, ma gli aratri dei moderni agricoltori hanno spazzato via le eventuali prove. Le dimensioni delle fondamenta corrispondono pressappoco a quelle di analoghe sale del periodo, come al Castle Dore in Cornovaglia e Yeavering nel Northumberland.Sebbene alla fine degli anni Settanta gli archeologi avessero esaminato solo un quinto della superficie del plateau, gli scavi presso la porta e sulla collina esauriscono le informazioni riguardanti il 500 d.C. Niente è stato trovato che provi definitivamente che Cadbury Hill sia stata la Camelot di Artù. Ma gli indizi sembrano convincenti.
Artù aveva sicuramente bisogno di una base fortificata. E perché non Cadbury Hill? Era un antico forte collinare, in una posizione dominante, vicino alla Fosse Way che conduceva a nord e alla Hard Way che giungeva da est. Li nei pressi corre il fiume Cam, forse il luogo della battaglia di Camlann, dove Artù ricevette il colpo mortale dal suo oppositore britannico Medrant. A diciannove chilometri in direzione nord-ovest si erge Glastonbury Tor e, di fianco, l'abbazia dove la tradizione vuole che riposino i resti mortali di Artù.Le presunte spoglie di Artù e di sua moglie vennero scoperte nel 1190 racchiuse nel tronco di un albero cavo, sepolte in una profondissima tomba. Le ossa furono esumate e trasferite in una tomba dentro la chiesa. Il sepolcro venne aperto nel 1278 alla presenza di Edoardo I. Le cronache del periodo, gli Annals of Waverley, affermano che le ossa di re Artù erano di grandi dimensioni, d'accordo con la tradizione che lo raffigura alto e grosso. I resti vennero dispersi quando la tomba fu distrutta durante la riforma.La gente di Cadbury crede che Artù riposi in un'immensa caverna situata sotto la collina. Un lastrone di pietra sul plateau sarebbe l'accesso alla caverna. Il reverendo James Bermet, esperto archeologo, nel 1890 affermò che, aprendo una capanna, aveva trovato una pietra da lastrico, la botola che conduceva alla grotta. Purtroppo non ha documentato la posizione della capanna.Ma Artù non dorme sempre. Due volte all'anno, alla vigilia del solstizio d'estate e alla vigilia di Natale, si possono udire gli scalpitii dei cavalli quando il re, insieme con i suoi uomini, scende da Camelot per bere alla fonte che porta il suo nome.