I gioielli del massacro , parte terza.

 

amponate le ferite e raccolte le ultime stille di forza, gli avventurieri rientrarono tra le ormai familiari ombre della caverna. Sempre più allibiti dalla totale mancanza di organizzazione percorsero gli angusti corridoi sino a giungere in una parte di caverna dall' apparenza più curata, rischiarata da rade torce infisse alle pareti. Nessuno aveva loro sbarrato il passo, solo una porta di ferro impediva di proseguire. Maiulas tentò di scassinarla e si avvide che era semplicemente incastrata con dei cunei di legno. Li rimosse e accostò cautamente l'uscio; un odore di bruciato e di stantio invase le sue narici.Rumori confusi provenivano dalla piccola sala debolmente illuminata da una rozza candela di sego. I nostri avventurieri raccolsero il coraggio che restava e balzarono nella stanza, le armi strette convulsamente nelle mani nervose.Le lame cozzarono e scintillarono nella debole luce, quattro piccole creature contorte si difesero dai colpi che il gruppo sferrava; una figura in un angolo sembrava attendere col volto illuminato da una piccola brace. Già due lugroki giacevano scompostamente a terra spacciati dai colpi di Aikar e di Archont quando all' improvviso un urlo bestiale scosse  la fetida aria e la creatura sinora immobile caricò: gli occhi rossi di lacrime sanguigne e la bava giallastra che scorreva tra le zanne sembravano esprimere un odio atavico, nutrito dalla ferocia più primordiale.La mazza del folle descrisse un arco verso Aikar colpendolo alla spalla lacerandone i muscoli e frantumando la testa di un suo compagno. Incurante dell uccisione colpì ancora lo scudo del guerriero senza capire che era solo un pezzo di metallo; Maiulas scattò incitato dal inquietante Tranduil e fu per lui facile trovare un varco nelle difese della creatura ululante, la lama del falchion trapassò le luride fasce della corazza e squarciò il ventre dell' umanoide che cadde bocconi continuando a mulinare la mazza anche durante gli ultimi istanti d' agonia.  Una rapida occhiata alla stanza rivelò una seconda pota metallica coperta da uno spesso strato rugginoso. Mentre Maiulas ne esaminava l'antiquata serratura Kielsh e Tranduil trovarono un piccolo sacchetto di pelle contenente delle strane foglie arrotolate attorno a quel che sembravano piccole lucertole essiccate. Il predone intanto ebbe facile vittoria sulla serratura che aveva esaminato; la porta venne aperta da una spallata di Aikar. L'uscio si aprì violentemente su una vasta caverna illuminata sinistramente da un viscido chiarore verdastro proveniente da un enorme cristallo di quarzo foggiato a guisa di titanico trono su cui sedeva una figura enfia, i cui tratti contorti e degenerati solo in parte ricordavano i suoi consimili lugroki. A lato del trono quattro enormi guerrieri attendevano lo scontro; avevano fatto affidamento alle altre guardie e ora non avevano altra via di fuga se  non la vittoria . La figura deforme scese dal trono, impugnò un grande ascia adagiata ai suoi piedi e guidò la carica delle sue guardie. Il combattimento fu confuso ed estremamente rapido, dopo solo poche decine di secondi il silenzio regnava sovrano nell' antro. Solo Maiulas e Archont stavano in piedi, gli altri tentavano di tamponare il sangue che scorreva veloce dalle numerose ferite.Gli sguardi si posarono sulla triste figura del chierico Kyelsh, sconvolta dai tremori dell' agonia ....nella confusione dello scontro una lama lo aveva colpito all addome spezzando la litania che stava intonando per invocare i poteri del suo  oscuro Dio. Superato lo stordimento dello scontro gli avventurieri raccolsero un buon bottino sparso nella sala e spiccarono numerose teste dai cadaveri al fine di esibire dei truci trofei durante il loro ritorno al villaggio. Al loro ritorno seguì una gaia festa durante la quale venne stipulato l'accordo commerciale che tanto sangue aveva richiesto; ora i commerci di Norek avrebbero trovato nuovo impulso allargando in tal modo i profitti dei già enormemente ricchi mercanti oligarchici.Lo sciamano concluse un rito di commiato e consegnò ai valenti avventurieri delle pietre porose di un colore brunastro.. Premendole contro le ferite che ancora coprivano il corpo degli eroici stranieri simulò un grande sollievo.Dopo che furono accettate, invocò sui loro spiriti la protezione dei totem del clan e li scortò sino al limite del villaggio; da quì cominciò il viaggio di ritorno, lento e senza sorprese.

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