Il tempio di Darolin, seconda parte
ntrarono
nel tempio scavalcando le bronzee porte ormai staccatesi dai cardini e coperte
da uno spesso strato di detriti; nell' incerta luce proveniente dai muri
fessurati e da un ampio squarcio della cupola si stagliavano muri sbrecciati e
pochi resti di mobilia corrosa dal passare dei decenni.Nel vasto salone non
c'era nessuno, solo un vago sentore di putredine stagnante.Alcune porte
resistevano sui cardini, protette dalle strutture del tempio .Maiulas s'accostò ad una di esse coi sensi all' erta al fine di individuare minacce, sia
trappole sia rumori provenienti da eventuali nemici nascosti .Niente allarmò i
suoi sensi e quindi con un misurato sforzo aprì la porta, solo per scoprire
una stanza vuota.Lo stesso accadde alla porta adiacente. Tranduil vista l'
assenza di pericoli allora decise di abbreviare le cose e sferrò un poderoso
calcio alla porta davanti a lui.Il colpo la fracassò e frammenti di legno
marcio si proiettarono nell' aria; un cupo fragore echeggiò nel tempio. Sorrise
e si avvio alla porta di destra.Il suo calcio fede a pezzi la vecchia
porta e lui mosse un passo all' interno della stanza. I suoi compagni dietro a
lui udirono un rantolo sommesso e lo videro accasciarsi al suolo, la spalla
fracassata da una rozza lancia dalla punta di selce. Due strane figure dalla
pelle scagliosa emersero dalle ombre, i loro stretti occhi gialli
guardavano cupidi gli avventurieri; le lingue biforcute saggiarono l' aria
sibilando tra le strette labbra cornee. Mani verdastre strinsero le armi e colpirono.
La reazione fu istantanea e sotto i colpi del nobile Archont e del
letale Maiulas in breve rimasero solo dei corpi inerti grottescamente spezzati.
Macchie di sangue denso e scuro si formarono in pochi istanti ai piedi degli
avventurieri, illesi.Dopo alcuni minuti di esplorazione all' interno del tempio
fu chiaro che non esistevano altre stanze atte a celare l' elmo. Fu Archont a
rendersi conto che l' altare poteva essere la chiave e dopo pochi secondi di
osservazione, più col tatto che con la vista, percepì dei leggeri solchi che
rigavano lo sporco pavimento di pietra. Spinse allora il pesante altare,
aiutato subito da Maiulas e da Aikar.l' altare emise un acuto sospiro, pietra
contro pietra e impercettibilmente cominciò a muoversi, centimetro dopo
centimetro.Dopo immani sforzi apparve una nera galleria che scendeva, una scala
di ferro coperta d'incrostazioni serviva ad agevolare la discesa. Kyelsh getto
una torcia che si fermò su un pavimento di pietra pochi metri sotto ai loro
piedi. Decisero allora di scendere, raggiungendo in pochi secondi una stretta
stanza in cui due porte di legno si fronteggiavano. Kyelsh, seguendo la voce
interiore del suo dio scelse la porta di destra e con cautela l'aprì; la luce
fioca della torcia illuminò il raggrinzito volto di alcune figure coperte dai
resti di abiti che una volta erano certamente sontuosi.Brividi corsero lungo
la sua schiena e quella dei compagni che riuscirono a vedere i silenti
guardiani della stanza. Aikar raccolse il suo coraggio, ingollò un abbondante
sorso di alcool e scatto in avanti, la sua ascia colpì innumerevoli volte le
figure sino a quando tutte furono ridotte a brandelli di pelle attorno a ossa
giallastre spezzate. Ripresisi gli avventurieri esaminarono i resti così
vilipesi e Archont trovò un anello di uno strano metallo nerastro ancora al dito di quel che restava
della figura seduta sul trono centrale.Lo prese e lo infilò in una delle tasche
della sua sopraveste riccamente decorata.Ormai non restava quell' ultima porta
dietro di loro....Kyelsh cautamente la socchiuse e la lama di luce proiettata
dalla sua torcia illuminò altre mummie simili alla prima, l' ultima reggeva in
grembo un elmo coperto da uno spesso strato di polvere. Entrò, il rumore dei
passi attutito dallo spesso strato di polvere. Udì appena il sinistro, debole
scalpiccio sopra la sua testa: tre ragni neri grossi quanto un cane gli piombarono addosso avvolgendolo con le loro magre zampe e colpendo ripetutamente
la sua corazza coi loro denti grondanti un licore nerastro dall' odore nauseante
I compagni non ebbero il tempo che di percepire il movimento delle creature che
altre quattro caddero davanti a loro e si mossero rapide in avanti.Presto gli
avventurieri si riebbero dalla sorpresa e reagirono: Tranduil gettò la lampada
contro i ragni, gli altri alzarono le armi che già tenevano in pugno.Successe
tutto in meno di un minuto ma a tutti sembrò durare ore.La lampada cadde pochi
piedi dietro al gonfio addome dei ragni e si frantumò appena alla destra del
chierico Kyelsh. Questi sentì il fuoco mordere la carne del suo braccio ma
ringraziò gli dei per quel dolore: il tanfo emanato dai ragni che si
contorcevano su di lui divorati dalla fiammata lo ripagava della pelle bruciata;
potè alzarsi in tempo per vedere i propri compagni combattere.Già un altro
ragno mordeva il pavimento nelle ultime convulsioni dell' agonia, l' addome
mollemente pendente a causa dello squarcio provocato dal falcione di Maiulas
quando uno dei mostruosi ragni balzò addosso ad Archont e lo morse al fianco
sfruttando una fessura tra le maglie della corazza.Il suo trionfo fu breve, la
lama della spada del cavaliere gli strappò metà della testa. I superstiti
cercarono allora di riguadagnare la via per la loro tana e si arrampicarono
freneticamente sulle pareti; l'ultimo stava già entrando in una fessura
seminascosta sul soffitto quando un rapido affondo di Tranduil l' inchiodò alla
parete, le zampe si agitarono per alcuni secondi poi un fremito scosse il suo
corpo che si afflosciò privo di vita.Dopo aver in pochi minuti
soccorso i feriti presero l' elmo e cominciarono ad uscire. Archont appariva
però stranamente purpureo in volto, dopo aver emesso un rantolo si afflosciò a
terra, il sangue trasudava dalla pelle. L' agonia durò un paio di minuti poi
passò lasciandolo in un bagno di sudore freddo, coperto di sangue e debole come
un bambino. Con l' aiuto dei compagni riuscì ad uscire all' aperto e a iniziare
il percorso verso la barca. Aikar decise di scalare uno degli alberi più alti
in quanto nessuno aveva idea della direzione da prendere.Dall' alto ramo potè
vedere sino al mare e trovare la barca coi due pescatori che attendevano poco
lontano dalla riva. I suoi occhi acuti videro anche una serie di baraccamenti
quasi perfettamente nascosti tra la vegetazione. Scese e fece rapporto ai suoi
compagni . Decisero di investigare, magari ci potrebbe essere un pò d' oro da
guadagnare. Il percorso fu duro, circa te ore tra la giungla sino ad arrivare
alle costruzioni di legno. Cautamente si avvicinarono ed entrarono nelle
baracche: le prime due si rivelarono magazzini contenenti merci e
attrezzature da nave, nell' altra sei uomini dormivano, le spade appoggiare a
portata di mano. Pirati, senza dubbio.Silenziosamente Maiulas tagliò la gola ai
primi due, giunto al terzo la mano sporca di sangue scivolò sul pugnale e il
colpo risultò incerto: l 'uomo balzo dal letto urlando sino a che un altro
colpo di pugnale al cuore mise fine alle sue sofferenze. Gli altri si destarono
veloci come animali da preda, senza poter fare nulla :ormai gli avventurieri li
sovrastavano con le ari in pugno. Saggiamente si arresero e decisero di
collaborare: le loro vite in cambio di informazioni.Nonostante le proposte
sanguinarie di Aikar Archont accettò di scortarli illesi sino alla città dove
avrebbero affrontato un giusto processo. Dopo alcuni minuti i la colonna di
uomini si inoltrava nella giungla diretti verso la barca; alle loro spalle alte
fiamme appiccate da Aikar divoravano la base dei pirati. Nonostante
la paura di incontrare i vascelli dei pirati il viaggio di ritorno si dimostrò
tranquillo e quasi noioso. Dopo un paio di giorni di navigazione in acque calme
approdarono al porto. Mentre tutti cercavano una taverna in cui riposare e
lavare col vino il sale che aveva incrostato le loro gole Archont si recò alla
capitaneria per consegnare i tre gaglioffi.Il loro processo fu breve e il boia
colpì con giusta fermezza i loro colli mentre i cittadini dimostravano la loro
riconoscenza per la fine della minaccia dei terribili predoni dei mari. I
mercanti erano addirittura giubilanti. Mancavano ancora due giorni all' arrivo
di Titus e l' ozio permise all' avidità di radicarsi nei cuori degli
avventurieri: 10 monete d'oro non bastavano, venti sarebbero state appena
sufficienti. Decisero allora di occultare l'elmo in un boschetto fuori città e
lasciarono Aikar di guardia nascosto tra gli alberi col conforto di una
botticella di vino.Recatosi ai moli attesero l'arrivo della Tarantola. La nave
giunse nelle prime ore del mattino e in breve gli avventurieri furono a bordo.
Dopo i primi convenevoli Archont espose la sua richiesta: venti
monete d'oro a persona o l'elmo sarebbe stato ceduto a qualcuno di più
generoso. Titus propose " Visto che non ritenete giusto stare ai patti vi
offro dieci monete d' oro, la vostra misera vita e un soggiorno di sei mesi
nella mia nave; ai remi naturalmente"Dopo varie schermaglie verbali gli
avventurieri accettarono questo compromesso e Kyelsh accompagnò il primo
ufficiale Angus e cinque balestrieri verso il molo. Arrivatovi, tentò la sorte
confidando nella sorpresa e urlò ad Aikar di attaccare.Questi era nascosto tra
i rami dell'albero sovrastante i soldati e balzò giù impugnando l' ascia. La
manovra sarebbe certamente riuscita se il vino non l'avesse completamente
ottenebrato...seguì una lotta in cui ci furono feriti e contusi, Kyesh
maledisse Angus e da quel giorno i suoi occhi non vedono più come
gli altri uomini, ora per lui la luce del sole appare fievole e fredda mentre la
luna rifulge di luce viva .Tornati alla nave, i soldati consegnarono l' elmo a
Titus che sorrise compiaciuto. Gli avventurieri stavano per essere condotti ai
ceppi quando Archont tentò l' ultima carta: sfidò a duello il grasso Titus
offrendo la vita in caso di sconfitta e la libertà sua e dei compagni in caso
di vittoria. La sfida lanciata di fronte alla ciurma era di quelle che non si
potevano rifiutare. Al tramonto si fronteggiavano sul ponte di legno tirato a
lucido; Archont assunse la posizione di in guardia e salutò formalmente Titus.
Il grasso mercante scattò allora rapido e la sottile lama del suo Long Kynak
attraversò l'aria, la corazza e i muscoli del nobile cavaliere. Archont
tremò sulle gambe e si accasciò al suolo privo di sensi; Titus non aveva
neppure il fiato spezzato dalla tensione...Ordinò seccamente ai marinai di
mettere ai remi, in catene, i nuovi ospiti. Fu allora che Tranduil tentò il
tutto per tutto e lanciò un incantesimo, la sua mente concentrata allo spasimo.
Titus sembrò trasalire e con lo sguardo alterato chiese ai marinai "
Perchè avete incatenato questi uomini, amici del mio fidato Tranduil ?
Liberateli, ora. Lasciate che si rechino a terra per rinfrescarsi e riprendersi
dal vostro rude trattamento, poi offrirò loro un sontuoso banchetto
!" Gli allibiti marinai ubbidirono timorosi ; immediatamente gli
avventurieri raccolsero Archont e raggiunsero il pontile per potersi
immediatamente defilare.